L’inchiesta si chiama Black Shadow e fa parte di un’indagine della polizia postale del Trentino Alto Adige, in merito ad una rete di pedofili. Quarantotto gli indagati e dieci le persone, per ora arrestate. Tra le foto dei giovanissimi, spunta quella di Yara Gambirasio – la tredicenne che ha perso la vita del 2011.
Sul computer di uno degli arrestati, sono stati trovati cartelle con i file relativi alla ragazza, foto, preghiere e filastrocche blasfeme.
Tutto parte con l’arresto di un uomo residente in Val Pusteria, Alto Adige, nel febbraio del 2016. Il fermo è avvenuto dopo molte indagini e dopo aver trovato in suo possesso ben 4 Terabyte di immagini e video, con alcune esibizioni pornografiche, di bambini e ragazzini di un’età compresa tra i 3 ed i 12 anni.
Durante l’interrogatorio, sono state fornite informazioni agghiaccianti dallo stesso, che non sapeva spiegare da dove fossero uscite quelle foto e video e che non faceva parte di un’organizzazione ma aveva trovato tutto in rete. Da quel momento, gli organizzatori informatici si sono decisamente insospettiti.
Le indagini hanno portato all’individuazione di un utilizzo dell’applicazione Voip, contenente una rubrica con tantissimi contatti, riportanti nomi di un’organizzata rete di pedofili, che agisce indisturbata in rete.
Ma Yara? Perchè e sue foto erano nel dossier di uno degli arrestati?
L’uomo ha 53 anni ed è d Rimini. Nel suo PC, sono tantissime le immagini della ragazza. Questo ha portato il pool difensivo di Massimo Bossetti nel seguire la vicenda per vederci chiaro.
Ricordiamo, infatti che Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo per il presunto omicidio di Yara Gambirasio.
L’inchiesta Black Shadow, non si placa: sino ad ora è stata scoperta una lunga catena di presunti pedofili che dietro lo schermo del proprio PC nasconde e si scambia immagini. Incastrati anche grazie, alle comunicazioni effettuate sulla messaggistica istantanea, che non lascia molto all’immaginazione.