Tra le religioni del mondo, il cristianesimo è quella più diffusa di tutte: si pensi che nel 2015 si sistemavo almeno 2,3 miliardi di fedeli nel mondo, un numero che in cinque anni non avrà fatto altro che crescere.
Considerata come una religione abramitica – insieme all’ebraismo, da cui nasce – è stata fondata sulla rivelazione portata da Gesù di Nazareth: sono la sua venuta e predicazione, raccontate nei Vangeli, a dare vita al cristianesimo nel I secolo.
Dopo la crocifissione di Gesù, il cristianesimo si è diffuso molto rapidamente, ma i cristiani hanno dovuto affrontare delle grandi prove per poter professare la loro fede: in particolare, sono stati a lungo perseguitati dall’impero romano, a causa del messaggio della loro religione che non si sposava con i credo imperiali.
Andiamo a scoprire insieme la storia del cristianesimo e della persecuzione nei confronti dei cristiani.
Origine e diffusione del cristianesimo
Come introdotto nel paragrafo iniziale, il cristianesimo nasce dalla predicazione di Gesù di Nazareth: il nome stesso della religione, infatti, viene dalla parola greca Christòs, equivalente dell’ebraico Mashiah che vuole dire il Cristo, il Messia, ovvero gli appellativi con cui Gesù era chiamato dai suoi seguaci.
La predicazione di Gesù comprende gesti spettacolari come guarigioni miracolose e da altri prodigi, ma è fatta anche di discorsi che riguardano la morale, la fede, l’amicizia, la tolleranza: le sue parole vanno contro le due più importanti sètte di riferimento dell’epoca, i Farisei e i Sadducei, e questo lo porta a crearsi dei nemici potenti.
Saranno proprio loro a farlo arrestare e giudicare di fronte al prefetto Ponzio Pilato, che alla fine cederà alle richieste dei due gruppi e permetterà il supplizio della crocifissione nei confronti di Gesù.
Una volta morto, secondo la credenza cristiana Gesù risorge e ascende al cielo, e indica ai suoi apostoli di andare per il mondo a predicare la sua parola: così loro iniziano a viaggiare, e a diffondere la nuova religione prima in Asia Minore e in Africa, poi persino a Roma.
Questo crea degli scontenti nelle autorità religiose ebraiche e nei funzionari romani, ma anche se i cristiani sono costretti a praticare in segreto la loro fede, la parola si è ormai diffusa in tutto l’Oriente romano e nella capitale stessa dell’impero.
Dalla seconda metà del II secondo secolo d.C. si inizia a parlare del cristianesimo come una religione organizzata e autonoma rispetto a quella ebraica: il merito di questa dichiarazione di indipendenza è soprattutto da attribuire a Paolo di Tarso, considerato il padre della teologia cristiana.
La storia delle persecuzioni cristiane
Normalmente i romani erano piuttosto tolleranti in materia religiosa, e permettevano che le provincie romane mantenessero i loro culti locali.
Il cristianesimo però, fin dall’inizio della sua diffusione per opera degli apostoli arrivati fino a Roma, creò da subito dei problemi all’impero, in particolare perché predicava principi in conflitto con la cultura romana, come l’uguaglianza tra tutti gli uomini (compresi gli schiavi), la superiorità dello spirito rispetto al potere materiale, il rifiuto di adorare l’imperatore come un dio.
Il cristianesimo viene quindi visto da subito come un pericolo per la società romana, e quindi i suoi seguaci furono presi come capro espiatorio e accusati di attirare carestie e malattie per colpa della loro predicazione.
Questa ostilità crebbe sempre di più, fino a quando l’odio non sfogò nell’inizio vero e proprio delle persecuzioni: in particolare, Nerone nel 64 d.C. scatenò una caccia così spietata che portò all’incendio di Roma pur di sterminare i cristiani.
Da qui in poi, gli adepti della nuova religione vennero costantemente cacciati – tra gli altri, persero la vita anche San Pietro e San Paolo – e secondo una stima le persecuzioni portarono alla morte di almeno 20.000 cristiani, che vennero crocifissi, bruciati vivi, sbranati da animali feroci e sottoposti ad infinite torture.
L’ultima feroce persecuzione cristiana si ebbe nel 303 d.C. su ordine di Diocleziano, ma non servì a fermare la diffusione del cristianesimo, che ormai era praticato anche dai ricchi e dai potenti.