Continuano a crescere le esportazioni dell’industria manifatturiera italiana, che durante la fine dello scorso anno raggiungono un incremento pari al 7,9%, recuperando le quote di export nei principali mercati internazionali. Le piccole e medie imprese contribuiscono all’export complessivo del settore con una percentuale pari al 48,3% del totale, ripartito tra il 33,4% delle medie imprese e il 14,9% delle piccole aziende. È quanto riportato all’interno dell’ultima recensione del CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa: le opinioni degli analisti confermano i dati ottenuti nel biennio precedente, in cui le pmi contribuivano per circa la metà sul totale delle vendite all’estero dei prodotti dell’industria manifatturiera.
La recensione riporta i commenti degli esperti sui principali paesi stranieri leader nelle esportazioni manifatturiere: le performance raggiunte dalle pmi collocano il Belpaese al secondo posto tra i mercati più attivi, subito dopo la Germania. I commenti riportati nella recensione evidenziano inoltre che la maggior parte delle piccole imprese italiane che vendono all’estero operano all’interno delle note “4 A” del Made in Italy: abbigliamento e moda, arredo casa, automazione e meccanica, alimentari e bevande.
I commenti riportati nella recensione sembrano inoltre confermare le opinioni degli esperti di export sul ruolo strategico svolto dalle esportazioni sullo sviluppo del Pil nazionale. A riguardo si è espressa Co.Mark, la nota azienda di consulenza per lo sviluppo del business internazionale, sottolineando i principali mercati target in cui si registra un aumento della domanda di prodotti italiani: gli Stati Uniti, tra i player più dinamici, seguiti dalla Germania, dalla Francia e dal Regno Unito. Tra i partner commerciali emergenti, Comark evidenzia anche la Cina, un mercato avviato in cui le pmi possono cogliere ottime opportunità di business.
Le opinioni degli analisti fanno emergere inoltre che le micro e piccole imprese locali occupano più di un milione di addetti, raggiungendo un valore di esportazioni pari a circa il 20% dell’export manifatturiero totale. Attualmente, ribadiscono le opinioni degli analisti, in Italia sono presenti circa 112 mila aziende del settore che realizzano almeno una parte del loro fatturato vendendo i prodotti nei principali mercati oltreconfine. I commenti degli esperti sottolineano i principali comparti industriali che beneficiano dei risultati raggiunti dalle pmi: sono un esempio le imprese con meno di 50 addetti, che realizzano circa il 40,6% del fatturato estero dell’industria del legno. Buone anche le performance raggiunte dalle pmi dell’industria tessile e dell’abbigliamento, che rappresentano rispettivamente il 31,8% e il 22% del fatturato estero totale.
La recensione sembra inoltre confermare le opinioni degli esperti sull’importanza dei contributi erogati dalle amministrazioni locali alle micro e piccole imprese manifatturiere, destinati alla promozione dei prodotti mediante l’utilizzo dei canali digitali. A riguardo Comark, nei commenti riportati nel suo blog, fa emergere il ruolo strategico svolto dai nuovi strumenti digitali, che permettono l’adozione di strategie di sviluppo commerciale estero orientate alla massimizzazione dei profitti nei mercati individuati. Per intercettare la domanda di Made in Italy, infatti, è necessario integrare una strategia digitale in grado di promuovere online i prodotti delle pmi, che abbia come obiettivo finale l’aumento delle vendite all’estero. Buone anche le prospettive di crescita per il futuro, in cui l’imprenditoria locale potrà espandere il proprio business nei principali mercati stranieri utilizzando le risorse messe a disposizione dal PNRR per la duplice transizione digitale e green.