Con il termine alchimia si intende un sistema filosofico esoterico, che risale a tempi molti più antichi rispetto ai nostri, e che venne espresso tramite un linguaggio che comprendeva diverse discipline come la metallurgia, la chimica, la medicina, la fisica e l’astrologia che inoltre hanno anche lasciato molte tracce all’interno della storia dell’arte. Secondo alcuni addirittura il pensiero alchemico potrebbe essere considerato l’anticipatore della chimica moderna, anticipando la nascina del così detto metodo scientifico.
L’alchimia non era vista solamente come una disciplina chimica e fisica, per chi la praticava, ovvero gli alchimisti, rappresentava un processo di crescita che comprendeva un processo di liberazione spirituale, in altre parole la scienza alchemica era vista come un un mezzo che rappresentava la conoscenza spirituale e metafisica tramite l’assunzione di caratteristiche soteriologichene e mistiche, ovvero i simboli e i processi alchemici non si limitavano ad avere solo un significato materiale ma ne avevano anche uno spirituale.
Inoltre gli obiettivi che si prefissavano gli alchimisti erano grandi in quanto volevano riuscire a possedere una conoscenza illimitata in tutti i campi della scienza, in pratica cercavano una specie di onniscenza, volevano anche riuscire a trovare una cura e/o panacea che guarisse tutti i mali, creare un elisir che potesse garantire l’immortalità, trasmutare tutti i tipi di metalli e infine trovare la leggendaria pietra filosofale. Ma qual è stato il più famoso alchista del ‘600? E per quale motivo? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Il più famoso alchimista del ‘600
Giuseppe Francesco Borri nacque a Milano il 4 Maggio 1627 ed è stato un avventuriero, un medico e un alchimista di origini italiane, si presume che a destare il suo primissimo e precoce interesse per il pensiero filosofico esoterico dell’alchimia potrebbe essere stato suo padre Brada, che di professione faceva il medico. Dopo gli studi effettuati, e interrotti poi bruscamente, al Seminario Romano gestito dai gesuiti Borri si dedicò allo studio della medicina e dell’alchimia, riuscendo a diventare sia un medico che un alchimista. Grazie alla sua abilità nel saper trattare il mercurio e tutti i suoi derivati Borri è stato considerato il più brillante alchimista della sua epoca, inoltre la sua fama crebbe in modo esponenziale quando, negli anni che trascorse nella città di Strasburgo (intorno al 1659), riuscì ad eseguire una complicata operazione di cataratta.
Ma fu nella città di Admesterdam, dove arrivò nel 1660 e rimase per i successivi sei anni, che Borri oltre a scrivere e pubblicare il suo primo primo testo alchemico intitolato Specimina quinque chymiae Hyppocraticae, ampliò i suoi interessi e si dedicò anche agli studi della magia e dell’ingenieria, inoltre la sua fama ha continuato a crescere anche grazie al fatto che, intorno al 1662, l’alchimista iniziò a sperimentare sugli animali una tecnica che consentisse la rigenerazione dei bulbi oculari.
Nel 1680 Giuseppe Francesco Borri ha anche aiutato il marchese Palombara a costruire la famosa Porta alchemica, infine l’alchimista è morto nella città di Roma, dove venne riportato dopo il suo arresto effettuato a causa della condanna per eresia inflittagli dalla Santa Inquisizione molti anni prima, il 13 Agosto 1695 per aver contratto la febbre malarica.
Perchè Giuseppe Francesco Borri è famoso
Negli anni in cui è vissuto Giuseppe Francesco Borri non esisteva ancora il rigore metodologico e la capacità terapeutica che ai giorni nostri hanno reso la medicina una scienza, a quei tempi gli studiosi si basavano principalmente sul sapere che fornivano altre discipline, prevalentemente queste discipline erano la Fisica e la Chimica. La scuola a cui si ispirò Borri fu quella Iatrochimica il cui esponente più famoso è stato il medico e alchimista di origine svizzera Paracelso, visto che tra gli obiettivi primari dell’italiano c’eea quello di scoprire sia la leggendaria Pietra Filosofale, sia creare una sintesi di acqua perfettissima che possedesse delle proprietà il più simili possibile all’Elisir di lunga vita. Seguendo la teoria della scuola Iatrochimica, che sostiene che il corpo dell’essere umano assomiglia a una fornace alchemica dove i tria prima (ovvero lo zolfo, il mercurio e il sale) hanno un ruolo principale, gli esperimenti di Borri furono per la maggior parte increntrati sulle proprietà terapeutiche degli elementi naturali.
Famosissima è la teoria sui Bulbi oculari che portò Borri a condurre la sperimentazione sugli animali, dove svuotava il bulbo oculare del vitreo, del cristallino e dell’acqueo per poi iniettare, utilizzando una siringa, la sua acqua medica che avrebbe dovuto ripristinare la salute dell’occhio tramite dei tre umori. Effettivamente questo esperimento fu efficace con gli animali, in quanto dopo dove giorni dal trattamento la vista era stata recuperata totalmente, questo risultato accese le speranze dei sostenitori di Borri che speravano in un’attuazione del procedimento sull’essere umano. Tuttavia il regio chirurgo Henrik Skiver, alcuni anni dopo, ha dimostrato che per rigenerare i bulbi oculari l’acqua medica di Borri è assolutamente superflua.