Bruciare erbe aromatiche e resine è un rituale di antica tradizione e il primo utilizzo dell’incenso risale all’origine dell’uomo, un rito praticato via via da diversi popoli. La tradizione è legata ai nostri antenati che si pensa abbiano bruciato dei legnetti per ricavarne un fumo aromatico.
La storia racconta che i nostri antenati abbiano bruciato resine ed erbe, e dal fumo prodotto se ne ricavò una combustione che li aiutava a rilassarsi e a influenzare il proprio stato d’animo. Da qui si iniziarono a scegliere le varie piante da utilizzare nei rituali.
L’uso dell’incenso varia a seconda della cultura e della persona che lo utilizza. Ad esempio in Egitto bruciare l’incenso era un modo per comunicare con gli dei. Nel tempo, questi riti hanno acquisito un significato legato alla medicina, alla religione e alla magia, tanto che nella cultura occidentale viene bruciato l’incenso per purificare le case.
Reperti storici confermano che l’incenso sia stato utilizzato per celebrare le cerimonie di guarigione e i riti religiosi. Nella cultura pagana il fumo che saliva verso il cielo, aveva un significato preciso: calmava la rabbia degli dei e veniva affiancato dalle preghiere. Gli oli aromatici, le erbe e le spezie sono sempre stati considerati doni degli dei. In quasi tutte le culture l’incenso è visto come uno mezzo sacro, in grado di purificare un ambiente, di influenzare lo stato d’animo delle persone o durante pratiche religiose. Nell’antichità veniva sfruttato anche per disinfettare ambienti in cui risiedevano persone malate.
Nel commercio veniva considerato una merce di scambio di alta qualità e molto preziosa che partì dall’India per arrivare nelle zone occupate da greci e romani, quando le chiese cristiane orientali iniziarono a utilizzare l’incenso per i rituali di purificazione e ben presto anche la chiesa cattolica romana ne seguì l’esempio.
Perché si usa l’incenso nelle liturgie?
L’incenso è uno dei segni che la liturgia cattolica utilizza per esprimere messaggi. Non viene considerato il più importante tra i segni religiosi cristiani ma ha una sua tradizione e un significato simbolico riportato anche sulla Bibbia. Infatti, simboleggia la preghiera e il culto della venerazione di Dio in un’atmosfera profumata.
Nonostante questi significati che gli vennero attributi già nell’Antico Testamento, i primi cristiani non erano molto convinti dell’utilizzo dell’incenso, perchè molto legato al culto pagano degli dei e dell’imperatore. Solo al termine delle persecuzioni, l’incenso entrò a fare parte del culto cristiano, mantenendo i due significati presenti sia nell’Antico Testamento che nel mondo pagano. Questo fu il primo esempio di interpretazione cristiana di un linguaggio simbolico proveniente da un’altra cultura.
Oggi viene utilizzato nella liturgia cattolica non soltanto come simbolo di venerazione ma anche di preghiera, per onorare le persone e le cose presenti durante la celebrazione della messa. Durante la Santa Messa si usa nel corso della processione di apertura per incensare l’altare e l’offertorio, nella proclamazione del Vangelo in segno di venerazione verso il Maestro, per l’adorazione del Signore, per incensare il prete come rappresentante di Cristo e tutta l’assemblea che vi partecipa.
Nella consacrazione all’altare, l’incenso viene bruciato sull’altare per ricordare una pratica rituale riportata nell’Antico Testamento, secondo la quale si voleva unire la mensa all’altare stesso.