Il librettista Salvatore Cammarano, nato a Napoli nel 1801, è stato anche pittore, scenografo e poeta. Tuttavia, egli è diventato noto proprio grazie al suo lavoro di librettista. Fra i suoi numerosi libretti, segnaliamo: Medea, Non v’è fumo senza fuoco e Il trovatore (Giuseppe Verdi).
Chi era Salvatore Cammarano
Figlio d’Innocenza e Giuseppe Mazzacane, Salvatore è stato allievo dell’abate Quattromani e di G. Rossetti. Egli ha seguito, in gioventù, dei corsi tenuti presso il teatro S. Carlo dall’architetto Niccolini, che si occupavano di scenografia, e ha fatto parte della Delfica, un’Accademia poetica fondata dal Casini (conosciuto anche come Cascini) nel 1820.
Non sappiamo molto sull’infanzia e l’adolescenza di Cammarano, tuttavia possiamo dire che, a influenzare il suo futuro, possono essere stati il padre e lo zio Filippo, entrambi dalle inclinazioni letterarie e artistiche. Sin da bambino, infatti, Salvatore stesso ha dimostrato una predisposizione e un interesse per queste due aree. Da ragazzo, egli ha scritto l’opera “Carlo Magno”, reputata d’impronta manzoniana, tuttavia rivelatrice della grande personalità drammatica di Salvatore.
Nel corso degli anni egli ha scritto varie commedie e tragedie in prosa, molte delle quali andarono in scena presso il teatro dei Fiorentini di Napoli mentre altre restarono incompiute (fra queste, citiamo Caterina da Bronia e La sposa del bandito). Salvatore Cammarano, tuttavia, non fu attirato tanto dal teatro quanto dalla musica. A introdurlo all’ambiente del teatro S. Carlo è stato Niccolini, un amico del padre. Nonostante questa sua amicizia con Niccolini, però, dapprima Salvatore non ha riscontrato una grande accoglienza per via dei rapporti ostili con l’impresario dei teatri Reali, D. Barbaia. Salvatore aveva sottoposto all’attenzione di Barbaia un libretto dal titolo “Belisario”, che più avanti sarebbe stato musicato da Donizetti, senza però risvegliare alcun interesse in lui.
Nel 1831 Salvatore riuscì a trovare un lavoro nel teatro, anche se si trattava di un ruolo semplice come quello di concertatore, ma tre anni dopo egli ebbe modo di cominciare a lavorare come librettista e riuscì a raggiungere, nel giro di qualche anno appena, una certa notorietà nell’ambiente teatrale del nostro Paese. Il primo libretto scritto da Salvatore Cammarano per Donizetti fu un melodramma in tre atti chiamato “Lucia di Lammermoor”, adorato dal pubblico, tanto che Salvatore vide uno dei più grandi successi di cui il teatro S. Carlo sia mai stato protagonista.
Egli venne presto conosciuto come il “librettista di Donizetti”, anche se nel corso degli anni collaborò con svariati compositori, quasi tutti parte del mondo teatrale napoletano, fra cui V. Battista, G. Lillo, A. Nini, G. Pacini, solo per citarne alcuni. Nel 1844 Verdi scrisse, per conto di uno dei soci dell’impresa Guillame, che dirigeva il teatro S. Carlo a quei tempi, Flauto, un’opera su poesia di Cammarano. I primi risultati non furono molto soddisfacenti e lo stesso Verdi, in futuro, l’avrebbe descritta “proprio brutta”, nonostante i complimenti fatti a Salvatore in fase di lavoro.
Dopo quattro anni, l’accoglienza riservata alle opere “La battaglia di Legnano” e alla stesura di quello che sarebbe divenuto il libretto de “Il Rigoletto”, fu eccellente. Cammarano è conosciuto per i suoi versi, sempre ricchi di raffinatezza e tonalità musicale.
I libretti più noti
Fra i libretti di Salvatore Cammarano non possiamo non segnalare “Il trovatore” di Giuseppe Verdi, considerato niente di meno che un capolavoro nel suo genere. Egli ha firmato anche tanti altri libretti fra cui “Luisa Miller”, il già citato “Lucia di Lammermoor” di Donizetti e “La battaglia di Legnano”. Cammarano è morto precocemente, e ciò gli ha impedito di continuare a collaborare con Verdi con un’ispirazione shakespeariana, lavorando alla riduzione della celebre opera “Re Lear”.