La prevenzione delle cadute rappresenta uno degli aspetti su cui, negli ultimi anni, si è lavorato di più per prevenire i sovraccarichi delle strutture che fanno riferimento al Sistema Sanitario Nazionale.
Gli strumenti che vengono utilizzati per raggiungere gli obiettivi sono diversi. In questo novero è possibile includere la scala Stratify (acronimo di St. Thomas Risk Assesment Tool in Falling elderly inpatient). Se vuoi sapere di cosa si tratta e come viene utilizzata, nelle prossime righe di questo articolo puoi trovare alcune informazioni preziose.
Cos’è la scala Stratify?
Quando si parla di scala Stratify, si inquadra uno schema grazie al quale è possibile classificare il rischio di caduta nei soggetti anziani. Il suo utilizzo è indicato nelle situazioni in cui si ha a che fare con la fragilità ossea. La scala, infatti, può essere letta sia dal paziente in prima persona – nei frangenti in cui, ovviamente, è presente a livello cognitivo – ma anche dal care giver.
Come calcolare il punteggio
Dopo la doverosa premessa del paragrafo precedente, vediamo assieme cosa si deve fare di preciso per calcolare il punteggio. La prima cosa da dire in merito è che la scala si contraddistingue per la presenza di 5 fattori. Ciascuno di essi concorre a definire il rischio di andare incontro a cadute per la singola persona. Dal momento che da parte degli autori non è stato indicato in maniera esplicita un valore oltre al quale si può parlare di rischio effettivo, gli esperti, in alcuni casi, hanno preso convenzionalmente in considerazione il valore 2 come limite massimo.
Per calcolare il punteggio, si prendono in esame diversi aspetti della quotidianità del paziente. Ci si focalizza, per esempio, sui ricoveri causati da cadute, senza trascurare lo stato emotivo.
Nella prima parte – che prevede, come risposta, la scelta tra “sì” e “no” – si chiede se il paziente è andato incontro a un calo della vista tale da compromettere le funzioni quotidiane, ma anche se necessita di andare in bagno con frequenza inferiore alle 3 ore. Si parla poi del punteggio di mobilità. In questo caso, le risposte sono le seguenti:
- No, che corrisponde allo 0
- Con aiuto maggiore, che corrisponde a 1
- Con aiuto minore, che corrisponde a 2
- Indipendente, che corrisponde a 3
Le domande che vengono poste al care giver – non importa che si tratti di un professionista sanitario sono due. Si chiede se il paziente sia in grado o meno di spostarsi dalla sedia al letto e di tornare indietro (nella risposta deve essere considerata la capacità di sedersi sul letto) e se sia in grado di camminare in piano. Per quel che concerne quest’ultima domanda, si prende in considerazione anche il caso del paziente non deambulante e, nello specifico, si chiedono lumi sulla sua capacità di spingere autonomamente la carrozzina.
Come interpretare i punteggi? Ricordiamo innanzitutto che possono andare da 0 a 5. Come già detto, un limite per poter parlare di rischio di cadute – soprattutto in Italia – è un punteggio maggiore o uguale a 2.
I risultati di uno studio italiano del 2017 – studio osservazionale per la precisione – hanno posto in evidenza la possibile inadeguatezza della scala Stratify, che potrebbe non risultare efficace da sola come strumento di prevenzione delle cadute (circa il 20% di quelle considerate nello studio non sono state effettivamente valutate con la scala).